I Trigger Point

Storia e cause dei Trigger Point

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I Trigger Point

Per dare una definizione dei Trigger Points, possiamo iniziare dal nome che in italiano si può tradurre letteralmente con “punto grilletto”. Sul vocabolario troviamo la definizione di grilletto come la  “parte del congegno di scatto delle armi da fuoco”, una definizione molto appropriata per riferirsi a questi piccoli noduli che proprio come un grilletto, se stimolati, “sparano” il dolore a distanza nelle varie zone secondo una mappa di dolore riferito. 

Un po' di storia sui Trigger Point

Per conoscere approfonditamente i Trigger Points, la prima cosa da dire è che  il concetto dei punti dolenti muscolari è noto in ambiente medico da più di un secolo. Già nei primi anni ‘40 del Novecento qualcuno si è posto il quesito su cosa fossero questi noduli così dolorosi che si sentono tramite una palpazione sottocutanea. Dai primi studi realizzati dalla dottoressa Janet Travell  sono stati identificati dei noduli muscolari che formandosi creano a loro volta dei dolori distribuiti in tutto il corpo. Negli anni sessanta, la stessa Travell ed il dottor David Simons approfondiscono lo studio denominando i noduli “Trigger Points” e nel 1983 pubblicano quel testo che ad oggi è il più completo riguardante l’argomento. Il “Trigger Points Manual” affronta le tecniche e le manualità per trattare i noduli tramite  rilascio miofasciale. Il testo, come è immaginabile, porta ad una rivoluzione nel mondo della reumatologia, dell’ortopedia e della fisioterapia apportando un cambio radicale riguardo al modo di approcciarsi e curare i pazienti con dolori cronici. Da allora, professionisti di tutto il mondo utilizzano queste tecniche di trattamento.

La Travell, medico ufficiale presso la Casa Bianca, ha avuto modo di sperimentare queste tecniche su un illustre presidente: John Fitzgerald Kennedy. Questo le ha permesso di diventare suo medico personale e ha dato molta  visibilità alle tecniche rivoluzionarie che utilizzava per trattare i vari dolori cronici del presidente,  dovuti alle ferite riportate durante la Seconda Guerra Mondiale ed ai successivi interventi chirurgici.

La dottoressa Travell ha dedicato la sua vita allo studio dei Trigger Points e i motivi fondamentali che hanno spinto la sua continua ricerca sono:  il dolore, cioè la prima lamentela dei suoi pazienti,  e la natura di questo,  che la Travell notò essere miofasciale ed in particolare. Questo comporta  ad una critica della studiosa  nei confronti della medicina del suo tempo che ignorava e non identificava l’origine delle sindromi dolorose nel sistema muscolare.

Cosa Sono i Trigger Points?

Per dare una definizione dei Trigger Points, possiamo iniziare dal nome che in italiano si può tradurre letteralmente con “punto grilletto”. Sul vocabolario troviamo la definizione di grilletto come la  “parte del congegno di scatto delle armi da fuoco”, una definizione molto appropriata per riferirsi a questi piccoli noduli che proprio come un grilletto, se stimolati, “sparano” il dolore a distanza nelle varie zone secondo una mappa di dolore riferito. 

I Trigger Points miofasciali sono descritti come dei punti irritabili presenti in una bandelletta muscolare contratta, nella quale sono presenti dei noduli palpabili. Tali noduli sono ipersensibili alla stimolazione manuale e possono indurre sintomi sia sul punto di origine (locali) che nelle varie zone della fascia muscolare (riferiti). C’è poi anche chi fa un’ulteriore distinzione, definendo il dolore locale “Tender Point” ed il dolore riferito “Trigger Point”. 

Per capire come si formano i punti Trigger dobbiamo parlare prima di come è formata una bandelletta tesa, cioè un muscolo formato da fasci muscolari che nella loro centralità motoria vanno a creare un ventre muscolare. Il ventre muscolare nelle sue sezioni più piccole si divide in tante miofibrille, le quali a loro volta sono divise longitudinalmente da tante sezioni separate tra di loro come se fossero tante piccole camere stagne chiamate “sarcomi”. All'interno dei sarcomi avvengono le sovrapposizioni delle miosine con le actine, cioè dei filamenti proteici  che determinano la contrazione muscolare. A tenere unite le miofibrille, oltre alle varie costituzioni organiche, esiste un reticolo detto “sarcoplasmatico” che tra le sue funzioni ha quella di trasportare ed accumulare ioni di calcio (che hanno il ruolo di indurre le contrazioni muscolari funzionali ad ogni muscolo). Un’eventuale lesione del reticolo sarcoplasmatico può portare ad un rilascio eccessivo di calcio e  di conseguenza all’ innesco delle contrazioni prolungate delle fibre muscolari nella stessa area. Queste fibre contratte si avvicinano perdendo elasticità mentre le altre intorno non coinvolte sono costrette ad allungarsi. Questo comporta una  diminuzione della forza e nel tempo un'ulteriore lesione del muscolo rispetto a quella originaria, infatti nel  momento in cui il muscolo deve contrarsi non riesce ad innescare la contrazione in tutte le sue fibre in quanto bloccate. Se il Trigger Point non viene eliminato si arriverà ad una contrazione prolungata che andrà a comprimere i vasi che vascolarizzano il muscolo e che portano nutrimento e il rifornimento di ossigeno, di conseguenza questo processo andrà ad ostacolare il movimento del muscolo. 

Qualora questa condizione divenisse cronica ciò comporterà alla perdita di elasticità muscolare ed ad un conseguente deficit  dell’attività muscolare, una riduzione della forza ed il rischio di una lesione frequente.

Come può un Massaggiatore riconoscere un Trigger Point?

Come ci accorgiamo di avere un Trigger Point all'interno del nostro corpo oppure del nostro cliente? In questo caso, è bene tenere a mente il concetto di  dolore riferito, ovvero uno dei tratti caratteristici e più comuni dei Trigger Point. Se il vostro cliente al momento della stimolazione sente un dolore in un'area adiacente al punto stimolato può significare che siete in presenza di un Trigger. 

Esiste una mappa ben precisa dei Punti Trigger e del loro relativo dolore riferito che nel dubbio, nell'incertezza e nella non conoscenza appropriata della materia è possibile consultare.

Sappiamo che esistono muscoli che con maggior frequenza possono ospitare uno o più Punti Trigger. Alcuni di questi muscoli sono quelli della zona cervicale e lombare, principalmente  perché sono le regioni anatomiche più soggette al sovraccarico quotidiano e alle posture scorrette. Tra i muscoli più colpiti di solito possiamo annoverare il muscolo trapezio superiore, l'elevatore della scapola e lo sternocleidomastoideo.

Nel corso di Massaggio sui Trigger Points della Tao - Scuola Nazionale di Massaggio, parleremo di come trattare i punti Trigger ospitati nei sopracitati muscoli ed in tutte le altre fasce muscolari che ne possono ospitare uno o più. Parleremo del dolore riferito a questi Trigger e soprattutto delle manualità da eseguire per identificarli e trattarli.

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